La
malattia in breve
È
una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta
ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il
controllo dei movimenti e dell'equilibrio.
È
la patologia più frequente tra quelle classificate come
"Disordini del
Movimento".
Il
nome è legato a James Parkinson che per primo ne descrisse i
sintomi e la
chiamò “paralisi agitante".
La
malattia è presente in tutto il mondo ed in tutti i
gruppi etnici. Si riscontra in entrambi i sessi, con una lieve
prevalenza,
forse, in quello maschile. L'età media di esordio
è intorno ai 58-60 anni, ma
circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio
giovanile tra i 21 ed i 40
anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni
colpisce 1-2%
della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando
l'età è superiore
agli 85. Fonti non ufficiali stimano in 230.000 il numero dei malati,
in
continua crescita per effetto dell’abbassamento
dell’età di insorgenza.
Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson
Le
strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si
trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della base
(nuclei
caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione
dei
movimenti (ma non solo). La malattia di Parkinson si manifesta quando
la
produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente. I livelli
ridotti di
dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area chiamata
Sostanza Nera (la perdita cellulare è di oltre il 60%
all'esordio dei sintomi).
Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una
proteina
chiamata alfa-sinucleina. Forse è proprio questa proteina
che diffonde la
malattia in tutto il cervello. La durata della fase preclinica (periodo
di
tempo che intercorre tra l'inizio della degenerazione neuronale e
l'esordio dei
sintomi motori) non è nota, ma alcuni studi la datano
intorno a 5 anni.
Le cause
non sono ancora note. Sembra che vi siano
molteplici elementi che concorrono al suo sviluppo. Tra questi:
Mutazioni
genetiche legate all’ alfa-sinucleina, alla parkina ed alla
glucocerebrosidasi;
Circa il 20% dei pazienti presenta una storia familiare positiva per la
malattia, con un rischio di sviluppare la patologia lievemente
superiore.
Fattori
tossici: esposizione lavorativa a tossine
quali alcuni pesticidi (per esempio il Paraquat) o idrocarburi-solventi
(per
esempio la trielina) e in alcune professioni (come quella di saldatore)
che
espongono i lavoratori a metalli pesanti (ferro, zinco, rame).
L'esposizione al
fumo di sigaretta riduce probabilmente la comparsa di malattia di
Parkinson. Il
fumo sembra essere cioè un fattore protettivo.
I
principali sintomi
motori
I
principali sintomi motori della malattia di Parkinson sono il tremore a
riposo,
la rigidità, la bradicinesia (lentezza dei movimenti
automatici) e, in una fase
più avanzata, l'instabilità posturale (perdita di
equilibrio); questi sintomi
si presentano in modo asimmetrico (un lato del corpo è
più interessato
dell'altro).
All'esordio della malattia, spesso i sintomi non vengono riconosciuti
immediatamente, perché si manifestano in modo subdolo,
incostante e la
progressione della malattia è tipicamente lenta.
Tremore
a
riposo
La
maggior parte dei pazienti presenta un tremore che
si nota quando la persona è a riposo (non compie movimenti).
Il tremore spesso
interessa una mano, ma può interessare anche i piedi o la
mandibola. In genere
è più evidente su un lato. Si presenta come
un'oscillazione con cinque-sei movimenti
al secondo. È presente a riposo, ma si può
osservare molto bene alle mani anche
quando il paziente cammina. Il tremore può essere un sintomo
d'esordio di
malattia, ma, spesso, non presenta un'evoluzione nel corso degli anni.
In
genere non è invalidante. Un altro tipo di tremore riferito
di frequente anche
nelle fasi iniziali di malattia è il "tremore interno";
questa
sensazione è avvertita dal paziente ma non è
visibile.
Rigidità
È
un aumento involontario del tono dei muscoli. La
rigidità può essere il primo sintomo della
malattia di Parkinson, spesso
esordisce da un lato del corpo, ma molti pazienti non l'avvertono,
mentre
riferiscono una sensazione mal definita di disagio. Può
manifestarsi agli arti,
al collo ed al tronco. La riduzione dell'oscillazione pendolare degli
arti
superiori durante il cammino è un segno di
rigidità, associata a lentezza dei
movimenti.
La bradicinesia
è un
rallentamento nell'esecuzione dei movimenti e dei gesti, mentre
l'acinesia è
una difficoltà ad iniziare i movimenti spontanei. Gran parte
dei pazienti è
consapevole della bradicinesia, che viene riferita come sintomo
fastidioso, in
quanto rende molto lenti anche i movimenti più semplici.
Può interferire con la
maggior parte delle attività della vita quotidiana, come
lavarsi, vestirsi,
camminare, passare da una posizione all'altra (per esempio da seduti ad
in
piedi), girarsi nel letto. Si evidenzia facendo compiere al soggetto
alcuni
movimenti di manualità fine, che risultano più
impacciati, meno ampi e più
rapidamente esauribili per cui, con la ripetizione, diventano quasi
impercettibili. Sintomi correlati alla bradicinesia sono: la
modificazione
della grafia, che diventa più piccola (micrografia); la
scialorrea (aumento della
quantità di saliva in bocca), dovuta ad un rallentamento dei
muscoli coinvolti
nella deglutizione; la ridotta espressione del volto
(ipomimia).
Si
presenta più tardivamente nel corso della malattia
ed è un sintomo che coinvolge "l'asse del corpo";
è dovuto a una
riduzione dei riflessi di raddrizzamento, per cui il soggetto non
è in grado di
correggere spontaneamente eventuali squilibri. Si può
evidenziare quando la
persona cammina o cambia direzione durante il cammino. La riduzione di
equilibrio è un fattore di rischio per le cadute a terra.
Durante la visita, è
valutabile verificando la capacità di correggere una spinta
all'indietro. I
disturbi dell'equilibrio non rispondono alla terapia dopaminergica.
Perciò, la
fisiochinesiterapia diventa un intervento importante per la gestione
del
disturbo.
Altri
sintomi motori
Si
osserva una riduzione del movimento pendolare delle braccia (in genere
più
accentuato da un lato), una postura fissa in flessione e un passo
più breve.
Talvolta si presenta quella che viene chiamata "festinazione",
cioè il paziente tende a strascicare i piedi a terra e ad
accelerare il passo,
come se inseguisse il proprio baricentro, per evitare la caduta. In
questo modo
la camminata diventa simile ad una corsa a passo molto breve. Per il
paziente
con festinazione diviene difficile arrestare il cammino una volta che
è
arrivato a destinazione.
Durante
il cammino, in alcuni casi, possono
verificarsi episodi di blocco motorio improvviso ("freezing gait" o
congelamento della marcia) in cui i piedi del soggetto sembrano
incollati al
pavimento. Il fenomeno si può manifestare come un'improvvisa
impossibilità ad
iniziare la marcia o a cambiare la direzione. Oppure, si osserva quando
il
paziente deve attraversare passaggi ristretti (come una porta od un
corridoio)
o camminare in uno spazio affollato da molte persone. Il freezing
è una causa
importante di cadute a terra, per questo è importante
riconoscerlo. Questa
difficoltà può essere superata adottando alcuni
"trucchi", quali
alzare le ginocchia, come per marciare o per salire le scaleoppure
considerare
le linee del pavimento come ostacoli da superare. Anche l'utilizzo di
un ritmo
verbale, come quello che si utilizza durante la marcia militare,
può risultare
utile. Il "freezing" della marcia non si manifesta salendo le scale o
camminando in acqua. Alcune tecniche riabilitative prendono spunto da
ciò per
rieducare al passo il paziente.
Postura
Curva
Il
tronco è flesso in avanti, le braccia sono flesse e
mantenute vicino al tronco, anche le ginocchia sono flesse. Questo
atteggiamento è detto "camptocormia". A volte si manifesta
un
atteggiamento posturale detto "sindrome di Pisa", in cui il tronco
pende da un lato.
La
voce
La voce
può essere più flebile (ipofonica) oppure
può
presentare una perdita di tonalità e di modulazione, che
porta il paziente a
parlare in modo piuttosto monotono. A volte compare una palilalia
(ripetizione
di sillabe) e vi è la tendenza ad accelerare l'emissione dei
suoni e a "mangiarsi"
le parole. In alcuni casi, si osserva una sorta di balbuzie che
può rendere
difficile la comprensione. La costante esecuzione degli esercizi per la
riabilitazione del linguaggio (logoterapia) può sortire
effetti molto
buoni.
Deglutizione
I
problemi legati alla deglutizione (disfagia) possono
manifestarsi tardivamente nel decorso della malattia. La deglutizione
è un
movimento automatico piuttosto complesso, che coinvolge i muscoli della
gola e
della lingua, che devono muoversi in modo coordinato per spingere il
cibo dalla
bocca all'esofago. Quando questa coordinazione è
compromessa, il paziente può
avere la sensazione che il cibo si fermi in gola. Questa
difficoltà è riferita
con maggior frequenza per i liquidi, ma anche per i solidi.
Può essere pericoloso
in quanto se i liquidi (od i solidi) invece di essere deglutiti vengono
aspirati nelle vie respiratorie, possono causare polmoniti ab ingestis
cioè da
aspirazione.
Eccessiva
presenza di saliva in bocca
La
saliva può accumularsi in bocca se il movimento
automatico di deglutizione è ridotto. In questo modo,
può verificarsi una
perdita di saliva (scialorrea), legata ad una ridotta deglutizione e
non ad un
aumento della produzione di saliva. Ciò è spesso
causa di imbarazzo in
pubblico. Come nel caso della disfagia, questo sintomo può
essere pericoloso in
quanto se la saliva, invece di essere deglutita, viene aspirata nei
polmoni può
essere causa di polmoniti ab ingestis (da aspirazione).
I
sintomi
"non
motori"
Nella
malattia di Parkinson si possono presentare
anche fenomeni non motori, che possono esordire molti anni prima della
comparsa
dei sintomi motori. Si evidenziano più spesso nelle fasi
iniziali della
malattia e con frequenza massima in quelle più avanzate. I
sintomi non motori
più frequentemente osservati sono: i disturbi vegetativi
(alterazione delle
funzioni dei visceri), dell'olfatto, del sonno, dell'umore e della
cognitività,
la fatica e i dolori.
Stipsi
La
funzionalità gastro-intestinale può essere
rallentata in tutte le fasi della malattia, sia all'esordio che nelle
fasi più
avanzate. La stipsi rappresenta proprio uno dei sintomi non motori che
si
possono presentare anni prima della comparsa dei sintomi motori.
Si
manifestano generalmente con un aumento della
frequenza minzionale (necessità di urinare spesso).
Ciò avviene sia perché la
vescica non si svuota completamente dopo la minzione, sia
perché lo stimolo a
urinareviene avvertito anche quando la vescica non è ancora
piena. Possono
anche verificarsi disturbi quali ritardo nell'iniziare la minzione o
lentezza
nello svuotare la vescica.
Il
desiderio sessuale (libido) può ridursi o aumentare
(ma anche restare invariato). Le modificazioni della libido possono
manifestarsi per motivi psicologici e/o per effetti farmacologici.
Negli uomini
la difficoltà a raggiungere l'erezione o
l'impossibilità a mantenerla possono
far parte del quadro clinico della malattia.
Disturbi
della
pressione arteriosa
La
pressione arteriosa può essere alterata. Possono
manifestarsi episodi d'ipotensione arteriosa durante la posizione
eretta e
d'ipertensione arteriosa durante la posizione sdraiata. Il cambio di
posizione
da "sdraiato/seduto" a "in piedi" può determinare episodi
di caduta pressoria cioè di "ipotensione ortostatica". In
molti
pazienti l'ipotensione ortostatica non necessita di alcuna terapia
farmacologica, ma solo di alcune misure pratiche quali sdraiarsi con le
gambe
sollevate, indossare calze elastiche, mobilizzare le gambe, bere molta
acqua.
Nei casi più gravi occorre utilizzare farmaci quali il
fludrocortisone
(Florinef®), che aumenta la ritenzione di sodio con conseguente
ritenzione di
liquidi e quindi aumento della pressione arteriosa. Si usano anche
l'etilefrina
(Effortil®) o midodrina (Gutron®).
Problemi
cutanei e Sudorazione
Le
manifestazioni sono molteplici e comprendono cute
secca o seborroica, ridotta sudorazione od episodi di sudorazione
profusa. La
parte superiore del corpo è generalmente la più
coinvolta.
I
disturbi dell'olfatto
Molti
pazienti riferiscono di disturbi dell'olfatto
(la capacità di avvertire gli odori), che esordiscono anche
molti anni prima
delle prime manifestazioni motorie,. La disfunzione olfattiva permane
nel tempo
e non sembra variare con la terapia farmacologica.
I
disturbi del sonno
I
disturbi del sonno sono frequenti e possono
coinvolgere fino al 70% dei pazienti. Si manifestano sia all'esordio di
malattia che durante il suo decorso. Le manifestazioni sono molteplici,
determinate dalla patologia sottostante e dai farmaci utilizzati. I
disturbi
del sonno includono:
Insonnia: si manifesta durante le ore notturne con
difficoltà
all'addormentamento, risvegli precoci o ripetuti risvegli notturni. I
risvegli
notturni sono spesso dovuti a rigidità e bradicinesia (con
conseguente
difficoltà nel cambiare spontaneamente la posizione nel
letto) o alla frequente
necessità di urinare (nicturia).
Eccessiva sonnolenza diurna: la sonnolenza diurna è spesso
indipendente
dall'insonnia notturna. È un sintomo che può
avere un forte impatto sulla
qualità di vita del paziente, rendendo difficile lo
svolgimento di alcune
attività quali leggere, guidare la macchina o svolgere
attività sociali.
Disturbo comportamentale nella fase del sonno (REM): normalmente,
durante la
fase REM del sonno i muscoli presentano un'atonia (cioè sono
completamente
rilassati). Invece, chi soffre di REM Behavior Disorder (RBD),
può muoversi
anche mentre sogna. Le manifestazioni motorie sono vocalizzazioni,
gesti
compiuti con le braccia (come combattere, fare a pugni, scalciare).
Sembra che
il paziente interagisca con il suo sogno. Questo disturbo
può essere fastidioso
per la persona che dorme accanto al paziente, che rischia di essere,
involontariamente, colpita, ma anche per il paziente che rischia di
urtare
oggetti intorno al letto e farsi male. Questo disturbo del sonno
può
manifestarsi molti anni prima della comparsa dei sintomi motori della
malattia
di Parkinson.
Sindrome delle gambe senza riposo (restless legs sindrome, RLS): alcuni
pazienti avvertono un fastidio alle gambe, associato alla
necessità di muoverle
continuamente. Questo disturbo compare e s'intensifica durante le ore
serali e
notturne.
I
disturbi dell'umore:
Depressione
La
depressone è un sintomo molto frequente nella
malattia di Parkinson, in tutte le fasi di malattia, sia iniziale che
avanzata.
Spesso si manifesta anni prima dell'esordio dei disturbi motori. La
diagnosi
non è sempre facile, perché alcuni segni di
depressione si sovrappongono a
quelli della malattia di Parkinson (come affaticamento, ipomimia,
apatia). La
depressione si può manifestare con umore deflesso,
affaticamento, disturbi del
sonno, modificazioni dell'appetito, disturbi di memoria.
Una buona terapia antiparkinsoniana è in genere sufficiente
per controllare i
disturbi dell'umore. In altri casi, l'uso di farmaci antidepressivi
può essere
raccomandato.
Disturbi
d'ansia
Il
disturbo d'ansia è un sintomo molto comune riferito
dai pazienti come un senso di apprensione, paura, preoccupazione.
L'ansia può
precedere di anni i disturbi motori; si associa inoltre a sintomi
vegetativi,
somatici e cognitivi. Può avere un andamento variabile,
associandosi alle
fluttuazioni motorie, che complicano la terapia della malattia dopo
alcuni anni
di terapia. In particolare l'ansia è presente durante le
fasi di blocco motorio
"off".
Apatia
È
un sintomo piuttosto frequente e spesso (circa nel
20% dei casi) si associa a depressione. Il paziente lamenta uno stato
d'indifferenza emotiva, con mancanza di volontà a svolgere
od intraprendere una
qualunque attività.
Disturbi
comportamentali ossessivi compulsivi
Si
tratta di comportamenti ripetitivi mirati alla
ricerca di piacere e di gratificazione personale, come l'assunzione
eccessiva
di cibo, il gioco d'azzardo, lo shopping, l'ipersessualità o
la dipendenza da
internet. Possono manifestarsi in una minoranza di pazienti, spesso
durante
l'effetto dei farmaci dopaminergici. Il neurologo curante deve essere
informato
subito di questi comportamenti, per provvedere a modificare la terapia
dopaminergica
e, se necessario, per programmare interventi di sostegno psicologico.
Disturbi
cognitivi
I
disturbi cognitivi si manifestano in tutte le fasi
della malattia, ma soprattutto nello stadio avanzato della malattia e
negli
anziani. Quando si riscontrano precocemente nel decorso della malattia
(cioè
entro un anno dall'esordio dei sintomi motori) si può
parlare di malattia da
corpi di Lewy (DLB). Nella DLB si manifestano allucinazioni visive e
fluttuazioni delle prestazioni cognitive.
Le funzioni cognitive coinvolte sono l'attenzione, le
capacità visuo-spaziali e
le funzioni esecutive (come la capacità di pianificare e di
passare da una
strategia all'altra).
Sintomi
psicotici (rari)
Deliri:
sono convinzioni non consistenti con la
realtà, a volte correlate alle allucinazioni.
Allucinazioni:
sono in genere visive, ma possono
essere, ancora più raramente, anche uditive e olfattive; per
lo più il paziente
vede oggetti, persone od animali che non esistono.
Fatica:
Viene riferita come mancanza di forza, di energia
e senso di stanchezza. Non sempre risponde alla terapia dopaminergica e
si può
presentare anche quando il paziente è perfettamente
compensato dal punto di
vista motorio. Può avere un forte impatto sulla
qualità di vita del paziente.
I
sintomi
ed i segni motori della fase
avanzata di malattia
Dopo un
numero variabile di anni il trattamento con
levodopa non è più in grado di fornire un
controllo motorio stabile ed i
pazienti iniziano ad avvertire la fine dell'effetto della singola
somministrazione orale di levodopa. Il fenomeno si chiama
deterioramento da
fine dose o "wearing off".
Nella fase avanzata della malattia di Parkinson si manifestano fenomeni
motori
distinti in movimenti involontari o discinesie e fluttuazioni motorie.
Le discinesie sono una complicanza frequente del trattamento
dopaminergico e
dopo 10 anni dall'introduzione della terapia gran parte dei pazienti ne
è
affetta. Diversi sono i fattori considerati associati alle discinesie,
tra cui
il dosaggio della levodopa, la gravità della malattia
stessa, l'età di esordio.
Si distinguono in: a) discinesie da picco dose: sono
così definite
perché compaiono in corrispondenza del picco di
concentrazione plasmatica di
levodopa e sono caratterizzate da movimenti involontari, che
coinvolgono
diverse parti del corpo (il capo, gli arti, il tronco, i muscoli
respiratori)
b) discinesie difasiche: sono movimenti involontari (coreo-atetosici)
che si
manifestano durante la fase di transizione on-off (e viceversa).
Possono essere
di entità variabile c) discinesie di plateau: sono movimenti
involontari che si
manifestano nel periodo di sblocco motorio (on).
Le fluttuazioni motorie si manifestano come: un'aumentata latenza al
raggiungimento della fase "on" (sblocco del movimento),
un'impossibilità a raggiungere l'"on" (fenomeno no-on), un
deterioramento da fine dose (wearing-off) che è prevedibile
ed include anche
l'acinesia notturna e l'acinesia al risveglio e le fasi "off"
(blocchi motori) imprevedibili.
Diagnosi
La
diagnosi di malattia di Parkinson non è solo una diagnosi
clinica (come
dicevano i nostri padri): il neurologo (esperto in disordini del
movimento)
formula un'ipotesi diagnostica attraverso la storia clinica (raccolta
dal
paziente e dai familiari) e la valutazione di sintomi e segni
neurologici.
Gli esami strumentali, quali la Risonanza magnetica nucleare ad alto
campo, la
SPECT DATscan, la PET cerebrale e la scintigrafia del miocardio servono
da supporto,
talvolta indispensabile, alla diagnosi clinica. Sarà il
neurologo a decidere se
e quali esami il paziente dovrà eseguire per il
completamento della diagnosi.La
diagnosi comporta l'esclusione di altre patologie che possono essere,
in
particolare nelle fasi iniziali di malattia, molto simili alla malattia
di
Parkinson. Le forme più comuni sono:
- Parkinsonismi primari: per esempio Atrofia Multi Sistemica (MSA), Paralisi Sopranucleare Progressiva (PSP), Degenerazione Cortico Basale (CBD), Demenza Fronto Temporale (FTD): in genere presentano una scarsa o nulla risposta alla terapia dopaminergica. I sintomi tendono ad essere simmetrici. I sintomi "assili", quali i disturbi di deambulazione ed equilibrio, compaiono più precocemente. L'evoluzione della sintomatologia è più rapida. In alcune forme si manifestano precocemente disturbi cognitivi e/o disturbi vegetativi.
- Tremore essenziale: è definito essenziale perché la causa non è nota. I pazienti non presentano segni di rigidità o bradicinesia; il tremore, a differenza di quanto avviene nella malattia di Parkinson, non si manifesta a riposo ma durante il movimento, per esempio si vede quando il paziente porta una tazzina alla bocca.
- Parkinsonismi farmaco-indotti: alcuni farmaci possono indurre sintomi "parkinsoniani" in persone non affette dalla malattia; inoltre, possono aggravare la malattia se vengono assunti da pazienti che ne sono già affetti. Questi farmaci appartengono alle seguenti categorie: antipsicotici tipici (per esempio aloperidolo, clorpromazina, flufenazina), farmaci anti-vomito (per esempio metoclopramide, levosulpiride) e farmaci anti-ipertensivi (per esempio reserpina, alfa-metil-dopa ).
- Parkinsonismo da idrocefalo: è caratterizzato da marcia difficoltosa a base allargata (atassia della marcia), instabilità posturale, deterioramento mentale, incontinenza urinaria. È provocato da un accumulo di liquor che, non riuscendo a defluire normalmente, comprime il tessuto nervoso circostante. Viene visualizzato alla TAC o alla RMN come un ingrandimento dei ventricoli cerebrali, senza dilatazione dei solchi corticali. Il trattamento è neurochirurgico e consiste nel posizionamento di una valvola di deflusso extracranico.
Altre
patologie neurologiche che devono essere escluse al momento della
diagnosi sono:
parkinsonismo
vascolare
malattia
di Wilson
malattia
di Alzheimer
malattia
di Huntington
disordini
da neurodegenerazione con accumulo cerebrale di ferro (NBIA)
tumori
cerebrali
disordini
da alterato metabolismo del calcio
Prognosi
La
malattia di Parkinson
è una malattia cronica, lentamente progressiva, che
coinvolge diverse funzioni
motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con conseguenze sulla
qualità
di vita.
Con un trattamento appropriato, l'aspettativa di vita è
considerata simile, o
solo lievemente ridotta, rispetto a quella della popolazione generale.
Allo
stato attuale non esistono cure in grado di debellare la malattia, ma
solo di
ridurne i sintomi.
Nella
prima fase della malattia vengono preferiti i farmaci detti
dopaminoagonisti;
successivamente si introducono quelli a base di levodopa secondo un
criterio
polifarmacoterapico, combinando l’uso di più
farmaci e diversificandone i
dosaggi a seconda dell’età e
dell’aggravamento della malattia.
La
levodopa è il principale principio attivo ed è
presente in tutti i farmaci
antiparkinsoniani e viene associato ad un altro principio attivo
chiamato
benserazide o carbidopa.
Alle cure
farmacologiche possono essere affiancate quelle fisioterapiche,
logopediche ed
occupazionali (1), ancora però prive di standardizzazione.
Quando le
cure farmacologiche non risultano più efficaci,
può risultare utile
l’intervento chirurgico consistente
nell’introduzione nel cervello di un
elettrodo che, a seconda del tipo e dell’area di cervello
interessata, è in
grado di cauterizzare le cellule lesionate e poi rimosso, oppure di
stimolare
permanentemente le cellule nervose (quest’ultimo intervento
non è privo di
complicanze).
Sono oggi in fase di sperimentazione alcune tecniche che prevedono il
trapianto
di staminali. Attualmente ci risultano essere tre le tipologie di
trapianto
sperimentate, ma i risultati non sono ancora stati validati e, quindi,
non
praticabili.
Le ultime
notizie dalle ricerche arrivano dallo studio della chinetina (sostanza
utilizzata nel campo cosmetico per la formulazione di cosmetici
anti-età, che
sembra in grado di prevenire la morte delle cellule nervose danneggiate
dal
malfunzionamento dell’enzima Pink1, responsabile –
pare – della precocità del
P.) e del nannitolo (uno zucchero che dovrebbe essere in grado di
prevenire
l’eccessivo sviluppo di alfa-sinucleina, proteina in grado di
danneggiare
neuroni e mitocondri).
Naturalmente,
è presto per cantar vittoria; significativo è
invece l’attivismo che si
riscontra nel campo della ricerca e questo fa ben sperare per il futuro.